
Ma come tutte le esperienze che ti entrano sotto la pelle ricordo le emozioni e le sensazioni come fosse ieri.
Perchè a Le Calandre non ci si siede per mangiare, ci si siede per assaporare emozione pura.
L'articolo dove vi racconto tutto il percorso sensoriale era uscito su
Pasticceria Internazionale n.259 e potete leggerlo qui sotto.
"Emozione: è la prima
parola che salta in mente per riassumere tutta la cena e l’intera serata. Pare
riduttivo? Procediamo per gradi e, alla fine, vedrete che ne avrete la stessa
sensazione sulla pelle.
Inizia la degustazione.
Perché si, non è una cena, si assaggiano bocconi di emozione pura, semplice e
intensa. Le sette portate, più qualche extra, sono insieme complesse ed
estremamente elementari. Esaltano prima l’ingrediente, poi la mano di chi lo ha
lavorato. Una pizza cotta al vapore
che emana un profumo di pomodorini che ti penetra fino alle sinapsi nel
cervello come se fossero a un millimetro dal naso, non capita tutti i giorni.
Il nudo e crudo di carne e di pesce è
pensato in assenza totale di stoviglie: un acetato scivola sul tavolo,
confondendosi con il legno, e invita a mangiare quei tre bocconi che quasi
dispiace disturbare dalla composizione. Tutto si gusta con estrema calma
immersi nella quiete della sala. Si chiudono gli occhi a ogni nuova
forchettata, per non perdere nemmeno l’ombra di quelle sensazioni effimere, per
individuare tutti gli odori e tutte le componenti che in quelle portate hanno
un ben preciso ruolo. E quando sei del settore inizi a osservare con un’ottica
diversa: ti soffermi sui profumi, sui colori e sulla presentazione del piatto
prima ancora di coinvolgere gli altri sensi. Poi ti immergi nella consistenza,
nel suono e nel gusto. Non mangi per mangiare, non solo, ma per essere parte di
un mondo che sai quanto può essere magico. E in questa sala, tra queste mura
che hanno tanta storia di vita da raccontare, questa magia non può passare
inosservata, quasi si respira.
Un boccone è come una
sinfonia, o una poesia, e la bravura dell’autore deve incontrare orecchie
attente che ne percepiscano la bellezza, invece irrilevante per uno spettatore
disattento o disinteressato. E non è facile far vibrare l’anima alla gente. Non
è facile scegliere le giuste note e le esatte parole, non è semplice trovare i
giusti ingredienti e saper inventare le perfette combinazioni. Non è elementare
e nemmeno impossibile: senza dubbio la famiglia Alajmo ne ha carpito il
segreto.
Trascorrono mezz’ore e
altre due o tre portate, prima di arrivare al dolce: la pasticceria da
ristorazione appartiene a una dimensione in equilibrio tra il canonico concetto
di pasticceria, da cui sicuramente prende ispirazione, e il mondo della cucina
in cui si trova inevitabilmente immerso. Più precisamente possiamo dire essere
una “cucina dolce”, dove le consistenze sono pensate per l’immediato, per
essere d’effetto quel tempo necessario a consumarle, non certo per durare al di
là di una vetrina, e gli abbinamenti e i sapori spaziano da essere tanto
azzardati quanto geniali.
Si dice che rimangano
impressi nella mente dei commensali in particolare la prima e l’ultima portata
di un pasto… Tesi che non possiamo che confermare, specialmente quando dietro
un dessert si rivela così apertamente leggibile la filosofia di una cucina, di
un locale e di una famiglia: Alajmo.
Come leggiamo dal sito: “Ogni
membro della famiglia Alajmo ha un ruolo ben definito nella gestione
dell'azienda: Erminio Alajmo (il papà) dirige il ristorante La Montecchia, Rita
Chimetto (la mamma) supervisiona la pasticceria, mentre Laura accoglie i
clienti del Calandrino a colazione con un cappuccino e un sorriso.” E poi
ovviamente ci sono Max e Raf: Massimiliano prende in mano, ancora giovanissimo,
le redini della cucina delle Calandre e ora gestisce le cucine di tutti i
locali del Gruppo; Raffaele segue invece il business dell’azienda ancora in
espansione che ormai conta più di 100 dipendenti.
Il costo del menù
raccontato, In.gredienti (7 portate), è 225 euro vini esclusi. In.gredienti
Estrazione (5 portate) ha invece un costo di 175 euro.
Quanti sono nel locale
per rendere tutto questo perfetto e indimenticabile? Sei in cucina,
Massimiliano compreso, e sei in sala. Affinché nulla sia lasciato e sia invece
curato nei minimi dettagli.
E quando dico tutto, è
davvero tutto, anche il tovagliolo che viene sostituito ogni qualvolta un
commensale si alzi dal tavolo…"
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