Arriva un preciso momento in cui il
tempo non basta più. Quel momento in cui ti sembra di avere davanti agli
occhi, fisso, uno di quegli schermi giganti che segnano il count down
dall'inizio del nuovo anno. Senza ore, giorni e minuti, con solo una
marea di secondi che di momento in momento si dimezzano
vertiginosamente.
Arriva
quel preciso istante in cui arrivi in aula alle 8 del mattino e ti
ritrovi all'una di notte ancora lì, senza essertene accorto. A provare e
riprovare. Ad aggiustare il tiro e l'organizzazione. E le cose da fare
non bastano mai, tanto che ti sentì quasi un'ampolla stracolma in cui
cadono ancora gocce e pian piano l'acqua inizia a zampillare dai lati.
Perchè
tutto ciò che c'è da fare non lo si riesce nemmeno a immaginare prima
di ritrovarselo tra le mani. I dettagli che fanno la differenza. E il
puzzle va montato nella sua esatta posizione, altrimenti è come avere
uno spartito e suonarlo a casaccio, producendo solo musica cacofonica.
Non
c'è nulla da fare, il tempo è sempre poco. Come quello che passiamo con
chi amiamo e non vediamo mai abbastanza, o quello in cui ultimamente
posso dormire.
È tutta un
questione di questo stramaledetto tempo. Perché lui emigra. E non fa
sconti. Non ti aspetta e non accelera. È lì immobile. Solo che fino a
una certa data è come se lo sentissi meno sulle spalle. Poi è come se ti
dessero il colpo di pistola di inizio, e da lì è tutta una maratona,
fino al giorno in cui il gong suona per davvero e quello schermo con il
conto alla rovescia te lo ritrovi davanti. Ma noi siam qui. E non
molliamo mai.
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