lunedì 30 maggio 2016

Nuovo sito Silvia Federica Boldetti

Dopo tanto tempo sono alla volta di chiusura del blog perchè è arrivato il momento di avere un sito professionale.

Sono fiera di potervelo presentare. Ci è voluto un po' e Gabriele, che mi ha seguita assecondandomi e capendomi per tutti questi mesi, è stato bravissimo.

Il sito è ancora work in progress ma per me è meraviglioso. Fatemi sapere cosa ne pensate. Ha due versioni, in italiano e in inglese.

www.silviafedericaboldetti.com

www.silviafedericaboldetti.com/en

 

 


venerdì 25 marzo 2016

Fuoribinario Bistrot

La scorsa settimana ho mangiato su un treno. No no, non si tratta degli squallidi pasti che i pendolari sono costretti a sgranocchiare a bordo dei vagoni che sfecciano per tutta italia. Si tratta di un piccolo ristorante, con una ventina di coperti, a Rodano, in provincia di Milano. Uno di quei posticini che fai fatica a credere che esistano, che ti trasportano in una realtà parallela come succede ai personaggi di Woody Allen in Midnight in Paris.
Immaginate una vecchia locomotiva e un vagone, con le rifiniture il bronzo e il tetto stondato. Quella che qualsiasi bambino disegnerebbe come tale. Questo è Fuoribinario Bistrot

(Fonte https://fuoribinariobistrot.wordpress.com/)

Sali la manciata di gradini all'ingresso ed entri nel vagone. Tutto è in legno e i piccoli tavolini apparecchiati a puntino. La tovaglietta ricamata, i bicchieri bordati oro. 
Ma quello che stupisce è il menù, niente affatto tradizionale, da cui sprizza la fantasia di chi l'ha composto. 

 
(Fonte https://fuoribinariobistrot.wordpress.com/)

sabato 12 marzo 2016

Un'esperienza emozionante: cerimonia di laurea all'Università di Scienze Gastronomiche

Una giornata che potrei definire con una sola parola: emozionante. Immaginatevi un politico, un grande uomo, un musicista e... Io. Sembra l'inizio di una barzelletta e invece è il riassunto troppo corto di una giornata splendida. 

Sono stata invitata come ospite d'onore con Pisapia e Pagani alla cerimonia di laurea dell'Università di Scienze Gastronomiche. Con Carlin Petrini che ti fa i complimenti e che quando gli chiedi una foto ti risponde: "no no, sono io che la chiedo a te." ...Onorata di indossare il prezioso tabarro. 


Era da quando mi sono laureata nel 2012 che non ci tornavo. E fa uno strano effetto perché è sempre un piccolo borgo incantato e lo sai che alla fine essere passata di lì ti ha cambiato la vita. Perché come ho detto ai ragazzi nella chiesa dove si è tenuta la cerimonia, ciò che davvero conta di Pollenzo non è ciò che si studia, ma l'aria che si respira e che si percepisce. Conta come Pollenzo ti porta a guardare il mondo, a cambiare prospettiva in primis sul cibo, ma anche sul lavoro, sui rapporti e sulla terra stessa. 


E c'erano un sacco di occhi che mi fissavano con ammirazione e speranza, perché conosco bene la sensazione di felicità di aver conseguito il traguardo ma l'altrettanto smarrimento perché non sai cosa ti aspetta dopo. Eppure è proprio adesso che si comincia a ballare, che viene il bello e che non smettendo mai di mettercela tutta i propri sogni diventano sempre meno lontani, fino a quando si riesce ad afferrarli. Se mi guardo indietro ora, mi sembra di aver vissuto in altra vita troppo lontana da quella in cui mi trovo oggi. E invece eccoci qui. E la cosa ancora più bella è che chi mi ha conosciuto allora, mi ha trovato la stessa sbarbatella con la stessa passione negli occhi. Ed è questo che io auguro a tutti i ragazzi, di non perdere mai quella luce che muove il cuore e la pancia, quella che si trova proprio infondo agli occhi, tanto piccola quanto preziosa.  Perché è lei che ti fa continuare quando vorresti mollare ed è lei che ti fa sentire viva e ti dà un'energia che non ti immaginavi di poter emanare. 


sabato 13 febbraio 2016

"Se puoi sognarlo, puoi farlo"

Posso ritenermi davvero fortunata. Perchè mi sento l'incarnato moderno di Walt Disney, che ci diceva "se puoi sognarlo, puoi farlo". 
E io sono così, ho l'innata versatilità di essere fin troppo testarda e non mollare la presa. Ma mi rendo conto di non potermi lamentare. Ho un lavoro che mi invento giorno dopo giorno, che mi regala soddisfazioni, non ultimo un titolo mondiale. Uso la fantasia con una spatola o con una penna in mano. E talvolta ora con l'aerografo. Vado in crisi e mi torna il sorriso con un nonnulla. E quindi si, praticamente non lavoro nemmeno un giorno della mia vita, come dice il famoso detto. 


Se penso alla laurea e all'università mi sembrano passati secoli. E invece sono tre anni questo aprile. E' come se nel passaggio tra i due mondi fossi morta e rinata. Come se stessi vivendo la mia seconda vita. E mirendo conto che non potrei tornare in quella di prima perchè la troverei estremamente noiosa, anche se sono fermamente convinta che sia quella che mi ha portato ad essere come sono oggi. E si, mi ha cambiato la vita Cast Alimenti e quella donna straordinaria che è Livia Chiriotti. Mi ha cambiato la vita Stefano Laghi, che mi ha dato fiducia senza conoscermi mentre pulivo un'aula nella settimana di prova perchè ha visto una luce nei miei occhi che so che ha riconoscito. Mi hanno cambiato la vita Davide Malizia e Gianluca Fusto. Ma non parlo di concorso o campionati. Parlo di rapporti umani. Parlo di quel tipo di rapporti che si instaurano per rispetto e stima reciproca. Che non conoscono doppie facce e che fanno si che se hai bisogno le persone ci siano e basta. 

Perchè per il resto come dice uno dei miei più grandi maestri "Campioni si è dalla nascita, non lo si diventa, e lo si è prima nella vita, poi sul lavoro. E tu hai intrapreso il cammino per l'essere, non solo quello del saper fare. quindi vai avanti così come sei, rimani te stessa e continua a semirare che raccoglierai i frutti del tuo percorso"

giovedì 4 febbraio 2016

Non so da dove cominciare

E' la prima volta dopo il concorso che mi siedo di fronte al computer e scrivo. E non perchè non abbia nulla da dire e da raccontare, ma perchè le emozioni che turbinano sono così tante che non so da dove partire.


Innanzi tutto mi sono trovata a rispondere a tantissime interviste perchè qualcuno voleva scrivere di me. Quando solitamente sono io che scrivo le domande e che romanzo qualcosa intorno a qualcuno che mi affascina e che dietro gli occhi ha tanto da raccontare. E invece questa volta il microfono è puntato nella direzione opposta e io sono impacciata da quella parte, che non so nemmeno bene cosa rispondere a domande che parlano di futuro. Perchè si dice sempre che bisogna vivere nel presente e ora è forse la prima volta in cui lo faccio per davvero. Non rimpiango il passato e non anelo il domani. Sono qui e mi faccio trascinare da questa splendida corrente che mi travolge. E respiro nel fiume a pieni polmoni.

E' stato un anno intenso, che è finito nel momento in cui Valerio mi ha guardato e mi ha detto: Eccoci qui Silvia, ce l 'abbiamo fatta. E aveva ragione. E' stato un anno difficile, bellissimo, in cui i due girni di gara sono solo la piccola punta dell'iceberg immerso che in quel box nessuno può vedere. Quei due giorni sono la parte più semplice, e vi assicuro che non l'avrei mai pensato. E' stato un anno che ora non ripeterei, ma che rifarei senza dubbio se tornassi indietro. E avrei mille foto da condividere per raccontarlo. Mille momenti che a ripensarci mi fanno scoppiare a ridere o sprofondare in lacrime. Mille cose che già mi mancano, mille emozioni che mi hanno attraversata.


Perchè la Silvia di oggi è la Silvia di ieri, ma non è quella di un anno fa. E vorrei che chunque intraprendesse la scelta di fare un concorso promettesse a se stesso di godersi nel bene e nel male,  tutto l'anno di preparazione in ogni singolo istante, perchè non saranno quelle 16 ore dietro al box ciò che ci si porta con sè, ma tutte le esperienze che fanno crescere nel corso dei mesi, i progetti che prendono forma da zero, le risate e le persone incontrate nel cammino. Le descussioni e le delusioni, la gioia e le soddisfazioni. L'essere stato in grado di stupirti della tua tenacia e delle tue capacità che nemmeno tu credevi di possedere. Perchè si, un concorso non va vissuto solo pensando alla possibile gloria della vittoria, ma al viaggio, un'opportunità di crescita e una fabbrica di ricordi che non ha paragoni.