giovedì 16 ottobre 2014

All'arrembaggio di Pierre Hermé

Entriamo in uno dei punti vendita di Pierre Hermé e dietro il bancone ci sia apre un mondo.
Per un pasticcere, mettere piede in uno dei suoi laboratori è un po' come un pellegrino che entri nella Mecca.


In questo producono solo una parte dei prodotti e gli addetti ai lavori sono su per giù una trentina, considerando tutti i turni che devono coprire.

Per dare un'idea di numeri, producono 1500 monoporzioni al giorno. I conglatori si riempiono e si svuotano senza quasi accorgersene.
Facendo poi due calcoli non solo sulla quantità, ma su quello che una produzione tale frutta a livello generale per la vendita nei dieci punti vendita della città, viene quasi il capogiro.
Qualità e produttività. Questo potrebbe essere il suo motto. E probabilemte quello di molti pasticceri francesi. Abbiamo davvero solo che da imparare.


Entriamo e subito sulla destra ci troviamo tre ragazzi intenti a fare la Galette des Rois. In un metro e mezzo quadrato sono in tre, che a catena di montaggio tirano la sfoglia, farciscono e rifiniscono il dolce. Sembrano macchine da quanto sono precisi. E' una meraviglia anche solo guardarli.

Procediamo e il responsabile del laboratorio ci racconta qualche curiosità e qualche numero.

Ma adesso è il momento della degustazione:

Premetto che mi sono innamorata del macaron al mais e zucca perchè lo trovo semplicemente geniale, ma devo dire che il tradimento potrebbe essere in agguato per assaggiare ognuno degli altri dolci... e infatti non resisto.
Sul piatto abbiamo: Infinement Vanille, l'individuel alla rosa e lampone, il macaron al cioccolato fondente, e un'idividuel al cioccolato e pralinato.



Nemmeno a dirlo usciamo estasiati.

Nel pomeriggio però, per noi impavidi e invasati non è ancora abbastanza. Ci è rimasta una voglia strana di macaron... Entriamo nel suo punto vendita vicino all'opera e zaaaaaaac:
Prendiamo tre macaron: al caramello salato, alla creme brulé e al tartufo e nocciole.



Strepitosi. Ma quello al tartufo non ha rivali. Ne percepisco ancora il profumo adesso parlandone. E poi si, sono un po' diparte, mi ricorda i profumi della mia terra, il Piemonte.

Prima di uscire mi innamoro del packaging dei biscotti e soprattutto non riesco lasciare sullo scaffale uno dei suoi ultimi libri. E' come se mi chiamasse quindi afferro Ispahan e mi dirigo felice alla cassa.

Pronta per un'altra tappa mi lascio alle spalle una delle porte del Paradiso, sicura di ritornarci il più presto possibile...

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