Perchè comunque vada sarà un successo, perchè mio papà aveva ragione a dirmi che è dalle sconfitte che si impara e non dalle vittorie, e perchè le dinamiche della vita vera sono tutte altre e i treni continuano a passare. Sta solo a noi riuscire a salirci.
E quindi vi auguro un in bocca al lupo con questa foto, l'ultima che abbiamo scattato tutti insieme all'ultima registazione, pubblicata per l'articolo che ho scritto, dedicato alla trasmissione, e uscito su Pasticceria Internazionale.
Buon viaggio e su il cappello!
Passa la giornata, ognuno prepara il proprio cavallo di
battaglia, provando per la prima volta cosa significhi l’impatto con le
telecamere. La stranezza di essere osservati quando di solito si lavora tra le
quattro mura del proprio laboratorio lontano da qualsiasi occhio, anche da
quello dei clienti. Poi si torna a casa e la tensione dell’attesa sale, come
quando a sedici anni si aspetta la telefonata del ragazzo dei propri sogni.
E dopo giorni quel telefono squilla. Inizia l’avventura
senza nemmeno rendersene conto. Senza che ancora se ne percepisca
effettivamente l’essenza.
Perché si è abituati a guardare la televisione dal proprio
comodo divano e tutto sembra liscio come l’olio e semplice ma, esagerando il
paragone, è come veder finito l’affresco della cappella Sistina o essere uno
dei pittori che hanno aiutato a completarlo. Questione di prospettive
probabilmente. Che poco si comprendono se non ci si trova nella situazione.
Per chi si intende di pasticceria, si dimentichi per un
attimo tutto il proprio mondo. In laboratorio si conoscono gli spazi e le
attrezzature, ci si programma la produzione e si sa che certi tempi non sono
gestiti dai propri bisogni ma dalla materia che si va a lavorare: il cioccolato
temperato non ti aspetta per cristallizzarsi e il lievito madre non si
velocizza perché hai fretta. Ma questa volta sono i tempi delle riprese a
dettare il tempo. E non solo. La temperatura di un laboratorio non raggiunge
mai 28 gradi se non nelle calde giornate d’estate e mai si penserebbe a fare
certe lavorazioni a quelle condizioni, ma qui ci sono luci e contro fari che
scaldano più del sole e bisogna in ogni caso andare avanti. Perché durante le
prove a tempo non si interrompe mai la registrazione ed è come fare la prova
per un concorso senza non essersi mai allenati. Una volte comunicate le sfide
si dà inizio alle danze, senza ricettario, senza qualcuno che possa darti un
consiglio. E il tocco in più lo dà l’agitazione delle telecamere e il sapere
che ci si sta giocando il tutto per tutto.
Ma andiamo per ordine… Se come prima azione della giornata
siete abituati ad infornare i croissant,
qui dovete dirigervi al trucco e parrucco affinché le due truccatrici esaltino
il meglio dei vostri lineamenti. Subito dopo c’è la costumista. Non credete che
qualcosa sia lasciato al caso. Se un ciuffo è fuori posto, è perché quel ciuffo
deve essere lì. Anche perché prima ancora di essere pasticceri siamo un arcobaleno
colorato di personalità che si cerca di evidenziare il più possibile. Non
cambiano nulla di noi, solo ci rimettono a nuovo. E tutto lo staff è veramente
bravo nel proprio lavoro. Giusto e bello sia così, altrimenti vi immaginate che
noia?
Una volta tutti pronti si spara il colpo della partenza. Noi
dieci, i giudici (Roberto Rinaldini, Luigi Biasetto, Leonardo di Carlo e nelle
esterne Iginio Massari) e Caterina Balivo: per quindici persone sotto i
riflettori ci sono più di cinquanta ombre silenziose che muovono i fili di
telecamere, luci, audio, organizzazione, regia… Tutti ai propri posti, tutti
coordinati.
Si comincia. Ogni scena si ripete finché non è perfetta.
Come giustamente deve essere, come se fosse un film. E la puntata di un’ora e
mezza è girata in una settimana. Da mattina a sera. Solo le prove hanno il
tempo inesorabile che gli spettatori vedono senza filtri poiché non esiste stop.
Si torna a casa solo per cambiare la valigia.
Nessuno di noi conosce le prove in anticipo, e l’attesa tra
i duelli e i verdetti sono estenuanti. Anche perché ognuno di noi sa che più
che combattere contro gli avversari, combatte contro se stesso.
È stato complicato per tutti noi, ma l’esperienza che
abbiamo vissuto è stata intensa e meravigliosa. Ci h risucchiato da tutto il
resto come a tornare in una gita del liceo, vivendo praticamente 24 ore su 24
con altre persone che pochi giorni prima si conoscevano solo di vista o non si
conoscevano affatto. Persone con cui si instaurano legami forti, totalmente inaspettati.
Perché non solo si passa una miriade di tempo insieme, ma si condivide
un’esperienza unica e fuori dal consueto, che come ci ha detto il Maestro
Massari, ci “rimarrà nei ricordi per sempre e a qualcuno, potrebbe anche
cambiare la vita.”"
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